HIV e AIDS: contro ogni stigma

Secondo i dati diramati dal Centro Operativo AIDS, afferente all’Istituto Superiore della Sanità, nel 2021 sono state 1.770 le diagnosi di infezione da HIV a livello nazionale.

Partendo da un dato simile e riferendoci alla sanità pubblica più in generale, è inutile nascondere che il nostro paese abbia ancora parecchia strada da percorrere.

Infatti, manca ancora una consapevolezza oggettiva rispetto alle modalità di trasmissione del virus, così come appare sconveniente puntare i riflettori su malattie sessualmente trasmissibili e malattie infettive.

È ancora comune la convinzione che il virus possa diffondersi nei modi più improbabili e poca è la promozione di modalità di screening per l’HIV: infatti è utile ricordare che in Italia il test-HIV, così come riportato dalla Legge 5 Giugno 1990 n.135 e dal DL 29 aprile 1998 n. 124, è anonimo e gratuito nelle strutture pubbliche e, nella maggior parte dei servizi, non occorre presentare ricetta medica ai fini della prestazione.

È un problema, però, che i diritti di cittadine e cittadini in materia affiorino come un “memento” soltanto nelle giornate o durante gli eventi dedicati alla malattia. L’emergenza HIV non è un lontano ricordo, non può essere affrontata dai vertici istituzionali come un trascorso che il mondo intero ha vissuto negli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso.

I dati epidemiologici parlano chiaro: è vero che l’AIDS sia in costante diminuzione, ma è altrettanto reale che dal 1982 al 2019 siano stati annoverati oltre 46.000 decessi soltanto nel nostro paese.

Sin dall’isolamento del virus, l’infezione da HIV è stata presentata indifferentemente dai media e dagli esperti come una patologia caratterizzante l’omosessualità o derivante dalla tossicodipendenza, dall’appartenenza a minoranze razziali o a classi sociali svantaggiate.

Il tutto accompagnato da una dose massiccia di fake news, negazionismo e complottismo.

Abbiamo ancora a che vedere con lo stigma sociale alimentato da tali precedenti: esso si concretizza con episodi di discriminazione e disgusto, isolamento sociale, disoccupazione fino ad arrivare al rifiuto di cure da parte degli operatori sanitari e alla violazione della privacy del paziente.

Questo genera, nelle vittime, un aumento del distress quotidiano, dell’ansia e della fobia sociale, nonché una netta riduzione della qualità della vita. L’incidenza dello stigma sul percorso terapeutico è evidente anche nel ritardo e nell’insuccesso dei programmi di prevenzione e della diagnosi.

Ecco sfatati alcuni miti e stereotipi del senso comune riguardo l’HIV, in cui ancora si potrebbe incappare:

  • AIDS e HIV non sono sinonimi. Le persone sieropositive, che hanno contratto l’HIV, non sono malate di AIDS e, con una diagnosi tempestiva e una terapia ARV (a base di farmaci antiretrovirali), possono avere una qualità e speranza di vita ottimale . Viceversa, l’AIDS è una malattia provocata dall’HIV: il sistema immunitario non è più in grado di difendere l’organismo da malattie e infezioni dette “opportunistiche”, tanto da portarlo alla morte. La causa del decesso, quindi, non è direttamente imputabile all’AIDS, bensì a infezioni e malattie associate all’indebolimento del sistema immunitario (polmonite, meningite e così via);
  • Non esiste un vaccino per eliminare l’HIV dall’organismo;
  • Il virus non si trasmette tramite baci, carezze, abbracci, starnuti, tosse, condivisione di spazi/indumenti/utensili, né con le punture di insetto. Soltanto lo scambio di fluidi corporei infetti (sangue, sperma, secrezioni vaginali, latte materno, trasmissione verticale durante il parto) può causarne la trasmissione;
  • Generalmente, le persone sieropositive sotto regolare terapia ARV non hanno più una carica virale rilevabile. La diagnosi di sieropositività non porta a una rinuncia al sesso. N=N, cioè Non rilevabile= Non trasmissibile. Nel caso di rapporti con partner HIV che abbia una carica virale rilevabile nel sangue, va sempre utilizzato il profilattico sin dall’inizio del rapporto sessuale;
  • Il virus non riguarda soltanto gli uomini e i rapporti tra persone dello stesso sesso. Anzi, le ragazze più giovani sono particolarmente esposte al contagio per via di un apparato genitale ancora immaturo;
  • Si può pensare a una gravidanza anche con l’HIV, rinunciando all’allattamento al seno.

L’augurio per una diagnosi più rapida e, di conseguenza, per un minore impatto del virus sulla vita di cittadine e cittadini è quello di rafforzare concretamente le campagne di sensibilizzazione sul tema e garantire, 365 giorni l’anno, la forte presenza dei servizi di screening gratuito su tutto il territorio nazionale.

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