Il 25 novembre è una lotta costante

Il 25 novembre è un giorno che va impresso bene nella memoria perché è un giorno di lotte e rivendicazioni, un giorno che deve necessariamente rifiutare ed eliminare l’ipocrisia di chi perpetra e contribuisce giornalmente alla violenza patriarcale.

Guardiamo governi, figure illuminate che si autoproclamano i padroni ed i tutori (per rimarcare l’aspetto becero patriarcale) della nostra autonomia, che fanno di misure a basso costo le loro medaglie d’onore, medaglie che usano per lavarsi la coscienza mentre quello che è stato e ciò che sarà rimane immutato.

Il corpo delle donne viene giornalmente usato, sfruttato, mutilato ed usurpato.

La violenza sulle donne ha dati in crescita orripilanti, dati che dovrebbero fare accapponare la pelle, ma che rimangono sterili statistiche, come se ogni donna uccisa torturata e seviziata non fosse altro che l’ennesimo numero da aggiungere alla lista. Liste degne della società che ci rende schiavi alienati di individualismi sfrenati.

La violenza sulle donne ha radici chiare, nette e profonde. Sradicare questa mentalità non è semplice ma da oggi non sembra esserci interesse nel trovare una risoluzione nel breve termine e nel lungo termine.

Come se tutto ciò non bastasse, assistiamo al baratto dei nostri diritti umani per mano di chi ci rappresenta e si eleva a giudice morale limitando il nostro libero arbitrio.

Tutto di noi è qualcosa da vendere. Il nostro corpo, le nostre parole e le nostre azioni sono sessualizzate, in un mondo che ci permette di esistere solo in conseguenza del soddisfare desideri ed una società che valida la nostra esistenza solo se conformi agli standard prefissati.

La cultura patriarcale ci opprime nella nostra essenza, ci vuole donne, madri, automi pronti da smerciare a basso costo ad uso del consumatore.

La nostra forza lavoro è lo sfruttamento. Le donne continuano ad essere sottopagate, ad essere schiavizzate ed essere relegate a condizioni lavorative sempre peggiori, con la colpa di essere nate e cresciute come donne e con un sistema che ha come unico obiettivo quello di farci rimanere subordinate a sistemi di potere oppressivi.

La lotta che va perseguita è una lotta intersezionale, che si impone di rieducare e cancellare l’educazione sessista e patriarcale che noi donne siamo costrette a subire ogni giorno.

Rivendicare le lotte delle donne e lottare insieme a tutte le persone oppresse dal regime neoliberista, razzista ed imperialista è imperativo.

Rivendicare le lotte di tutte le donne del mondo, di tutte le minoranze, di tuttə coloro che soffrono le decisioni della classe dominante. Dove la violenza sulle donne è possibile e realizzabile nel suo progetto perché viene ideato e si evolve in una società dove ancora vige la regola dove il più debole è destinato a soccombere all’ombra del più “forte”.

È imperativo rivendicare il pieno accesso alle funzioni vitali che ci spettano, rivendicare il dovere di eliminare le sistematiche diseguaglianze economiche che ci attanagliano e ci rendono schiave.

Il 25 novembre è rivendicare il nostro diritto sui nostri corpi.

È rifiutare le imposizioni biologiche, le imposizioni di normalità e le imposizioni di genere che ci intrappolano in realtà che non sono le nostre e ci obbligano a sentirci sbagliatə.

È lottare, insieme, fino alla liberazione e fino alla piena realizzazione di un progetto che non ci vedrà più schiave e schiavi, deboli e forti, ma uniti, liberi da qualsiasi catena (biologica ed economica).

È ora di cambiare e di smantellare definitivamente le differenze classiste imposte dalla società dei consumi, eliminare le violenze imposte dalla società patriarcale e lottare insieme per un futuro diverso, sicuramente migliore.

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