Miseria e nobiltà – L’illusione capitalistica del benessere familiare

L’uso dei bambini e delle bambine e dei propri figli a scopo di lucro è uno degli effetti più infimi della società neoliberista che ci circonda.

È tristemente risaputo che i social media nella società odierna possono essere ormai considerati dei veri e propri mercati, essendo inglobati, creati e distribuiti da grandi multinazionali (tra le più ricche ed influenti a livello mondiale) dove oltre a dare la possibilità di vendere e creare profitto dalla collezione dei nostri dati, scegliamo personalmente il tipo di “merce” da esporre ed eventualmente vendere.

Gli influencer ed i creator sono il mezzo con il quale le grandi aziende e multinazionali scelgono di promuovere prodotti, nell’immenso mercato degli ad, delle sponsorizzazioni e delle visualizzazioni. Nel mondo del capitalismo della sorveglianza, tutto è sotto gli occhi di tutti e tutte ad ogni istante e tutto può essere frutto di guadagno, dal video di me appena sveglia, alla lite del vicino di casa, alla foto davanti allo specchio etc.

Gli stessi creator diventano successivamente IL prodotto da svendere, monetizzando da momenti di vita personale che vengono trasformati in merce quando producono un profitto. L’essere umano non è più soltanto un mezzo per produrre ma diventa esso stesse merce, con i social come mezzi di produzione.

Di per sé la svendita della propria vita privata è già abbastanza preoccupante: niente di tutto ciò che vediamo è quello che sembra e tutto di quello che vediamo sui profili da milioni di followers è sicuramente una fonte di guadagno per qualcunə.

Una delle cose più disgustose – sottolineando quanto il sistema capitalista sia privo di scrupoli, di etica e di morale – è quando non sono più solo gli adulti consenzienti a scegliere di diventare merce – ma arrivano ad esserlo anche bambini e neonati che vengono prontamente sbattuti dal giorno zero sui social, senza avere ovviamente nessuna voce in capitolo e diventando quindi un mero strumento, un prodotto senza anima già pronto per essere venduto.

Allarmante è la totale assenza di privacy, di intimità e la completa noncuranza dell’importanza della tutela di un minore e della sua incapacità di essere consenziente all’uso della propria immagine a scopo di guadagno in un circolo vizioso che tanto somiglia a lavoro minorile non retribuito, solo non riconosciuto.

È questa l’evoluzione della “famiglia” nella società neoliberista.

La famosa concezione marxista-leninista materialistica della famiglia per cui la famiglia non è altro che un prodotto delle esigenze della società e delle esigenze che la società economica impone, dimostra che cambiano i tempi, gli strumenti si evolvono ma i fini rimangono gli stessi.

E come prima la famiglia ed il contesto sociale sulla quale si reggeva e la sua specifica struttura gerarchica post-industriale giovava alla società capitalistica producendo beni e rincorrendo bisogni, allo stesso modo, evolvendosi il sistema economico, si è evoluta nel partecipare e a sostenere i rapporti di produzione capitalistici.


«Presupponga un determinato stadio di sviluppo delle capacità produttive degli uomini e Lei avrà una forma corrispondente di commercio e di consumo. Presupponga gradi determinati di sviluppo della produzione, del commercio e del consumo, e Lei avrà una forma corrispondente di ordinamento sociale, una organizzazione corrispondente della famiglia, dei ceti o delle classi, in una parola avrà una società civile corrispondente.»

Marx, 1846.

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